lunedì 13 novembre 2006

Sufismo I Capitolo ( La Natura del Sufismo )

Prima di parlare del sufismo, credo che sia doveroso fare, se pur in modo superficiale e nozionistico, una panoramica sulla differenziazione del mondo musulmano, abbiamo:

Sunniti, che sono la grande maggioranza in quasi tutti i paesi islamici,

seguiti dai

Sciiti, che costituiscono la minoranza più consistente (circa il 10%). Essi si richiamano all'eredità di ‘Alī ibn Abī Tālib, cugino e genero di Muhammad, e dei suoi figli al-Hasan b. ‘Alī e, più in particolare, di al-Husayn b. ‘Alī.

Gli sciiti si dividono a loro volta in:
un gruppo maggioritario (duodecimano, o imamita o ithna'ashariyya),
un gruppo minoritario (ismailita, o settimano o sab‘aiyya)
un gruppo ancor più esiguo, detto "zaydita", che teorizza la possibilità che a guidare legittimamente la Comunità Islamica (Umma) possa essere qualsiasi discendente del Profeta purché questi agisca concretamente contro i musulmani reprobi, con deciso impegno militante e che non si abbandoni a un comodo quietismo limitandosi a un'attività puramente teoretica.

Dominante in Persia, lo sciismo è maggioritario in Iraq, in Libano e in Bahrein.

Gruppi di ismailiti sono presenti in India

Lo Zaydismo è prevalente in Yemen.

I kharigiti, un tempo abbastanza diffusi, specialmente in Nordafrica, Iraq e Penisola Araba, si dividevano in numerosi sottogruppi - sufriti, Azraqiti, Najjadāt, Nuqqariti - di cui sussistono solo gli: Ibaditi

Di derivazione islamica ma considerati eterodossi sono invece:

Gli Alawiti, appartenenti a una setta minoritaria d'ispirazione sciita ma con forti tratti gnosticheggianti. Esprime il gruppo dirigente in Siria fin dall'epoca del Presidente Hāfiz al-Asad.

I Drusi, sorti in età fatimide, all'epoca dell'Imàm al-Hākim e presenti in Libano, nella regione montagnosa dello Shūf, in Siria (Golan, Gebel Druso) e Israele.

Gli Ahmadiyya di Qadian (India settentrionale)

I Lahore (Pakistan), fondata da Mirza Ghulam Ahmad.

I Bahá'í, a loro volta gemmati dal Babismo, costretti dalla Rivoluzione Islamica dell'Iran a rifugiarsi in India e in Occidente (soprattutto Canada e Stati Uniti). Sono considerati tuttavia appartenenti a una religione completamente distaccata dall'Islam, e non una sua setta.

L' Ahl-e Haqq.

Conclusione, credo che sia proprio il caso di affermare che la religiosità o spiritualità, comunque la si voglia definire, quando diviene fonte di speculazione umana, questa inevitabilmente subisce una trasmutazione negativa erigendosi a sistema religioso.

Ricordate il detto “ il matrimonio è la tomba dell’ amore”, beh!, credo che “le religioni siano la tomba della spiritualità”, ma non sono qui per parlare di questo, ma bensì del sufismo , che se pure non immune da differenziazioni, queste non sono mosse da primati di discendenza o da diverse forme rituali, ma come vedremo più avanti sono d’attribuire solo ai diversi modi spirituali nel porsi dinnanzi ad Allâh.

Il sufismo è un mondo di alta ricchezza spirituale e culturale, poco conosciuto e poco amato poiché schivo dai giochi umani, non a caso i Sufi non sono ben visti, gran parte del mondo mussulmano, così attento politicamente, economicamente ed ideologicamente e così distratto spiritualmente.

Andando oltre a queste mere e camuffate vicende umane, c’ è da dire che l’ atteggiamento religioso che sta alla base dell’islam è la sottomissione all’ onnipotenza d’ Allâh ed il riconoscimento dell’Unità divina ( al- tawhîd ) ne è l’espressione essenziale, sia essa rivelata dalla Legge cranica o derivata da una realizzazione interiore personale.

L’islam non differente ad altre religioni, ha due aspetti:

L’ aspetto esteriore ch’è costituito dalla Legge rivelata ( sharî ‘ a ) che si occupa dell’osservanza dei riti e degli atti di devozione.

L’ aspetto interiore ( al- tasawwuf ) , che esiste grazie al sufismo, che ha lo scopo di purificazione del cuore di chi lo pratica affinché costui si confonda con Allâh.
Il sufismo è detto anche la “ verità “ ( haqîqa ) ed è nato alla fine del primo secolo dall’ egira ( VIII secolo d.c. ) ed è vivo ancor oggi, sebbene in certi periodi della sua storia sia stato messo al bando.
Tutti i musulmani credono nell’ Unità, cosi come espressa nel Corano, impregnando tutte le forme della dottrina e della pratica religiosa, ma ciò che distingue il sufi dal normale credente è il desiderio di liberarsi dal mondo della molteplicità senza indugio, guardando all’ essenza della legge, ma al tempo stesso la supera.
Il sufi “ ha il corpo in se, nel senso, che può condurre alla conoscenza immediata dell’eterno” (Titus Burckhardt)


Il sufismo, lo si può considerare come la via interiore dellì Islam, poiché attraverso le esperienze personali tende a favorire un ravvicinamento dell’essere e della Realtà estrema, con il fine di poter accedere alla coscienza di tale realtà, cioè annientarsi o fondersi con essa.

Tutti i metodi sufici d’ iniziazione vanno in questa direzione; ed è qui che l’ islamismo raggiunge le vie della realizzazione che si trovano nelle altre religioni e “vie”: induismo, taoismo, mistica cristiana, buddismo ecc.
E’ ovvio che il camino seguito non è lo stesso, ma la finalità è comune.

Il sufismo è la via induttiva cioè conduce dall’ individuale all’ universale, dal mondo delle apparenze all’Unità, come del resto avviene per l taoismo mistico, per il Vedanta nell’ induismo ecc. , quindi si può affermare che in pratica il sufismo contempla due grandi campi principali: quello delle verità universali e quello della realizzazione dell’ uomo attraverso i vari gradi della vita.

Il primo campo comprende i punti della dottrina e la conoscenza che se ne può avere, questo aspetto metafisico aspira a farci comprendere qual è la natura della Realtà e quale il posto dell’ uomo in essa, ma questo non è volto ad ottenere una conoscenza teorica delle cose quanto di averne l’ intuizione o la certezza.

L’ organo che agisce è il cuore, al di là, della ragione, e la visione della realtà e quindi una visione del cuore, quindi c’è uno stato dinamico d’interdipendenza e d’intersecazione tra l’uomo e la Realtà e la metafisica è sempre concepita secondo l’ottica della via e della realizzazione spirituale.

Il secondo campo è il ruolo del sufismo di condurre l’ uomo allo stato di santità, cioè di interezza e purezza perfetta, dove l’ uomo diviene il protagonista più universale e più completo del mistero divino e ricordandogli costantemente quello che egli è, attuando in lui una trasformazione progressiva che gli permette di staccarsi dal mondo fisico.
Tale trasformazione evolutiva-spirituale opera su diversi piani, come affermano: Léo Schaya, Seyyed Hossein Nasr ed altri, per esempio il piano cosmologico, escatologico e psicologico, anche se, in fine la realizzazione è sempre la stessa, qualunque sia la maniera di esprimerla e il piano in cui agisce, in quanto è il cuore che brucia d’amore, la personalità che abbandona l’ego e tutti i legami sensibili, rafforza quel legame dell’ uomo con Allâh.

“sono divenuto Colui che amo e Colui che amo è divenuto in me” ( al-Hallâj, il più grande mistico del X sec.

Inoltre c’è da aggiungere che il cammino dell’ adepto ch’è intento ad arrivare al grado di purificazione non può esimersi dal rispetto della legge e dalla pratica religiosa essoterica, in quanto l’ iniziazione è un metodo, dove i
neofiti devono seguire una guida, considerato il rappresentante della “ catena “ che risale fino al Profeta.


I metodi d’ iniziazione sufica sono diversi, di conseguenza costituiscono diverse vie “ tarîqa “ed ognuna delle quali deriva dall’ esperienza di un grande maestro storico, iniziatore della “ confraternita “, queste corrispondono alle varie “ vocazioni ” manifestatesi , e pongono i discepoli in un rapporto molto stretto, da una parte con le guide immediate, dall’altra con tutta la “ catena “ dei maestri che hanno condivisi la stessa scuola. C’è da sottolineare che tutte queste vie sono tutte inserite nell’ insieme del sufismo e mirano al medesimo scoppo, differendo solo in alcuni punti di dottrina e riti osservati.
Nessuna respinge gli obblighi della legge, di conseguenza non si determina una scissione all’ interno dell’ Islam con il sufismo.
Il discepolo, lungo tutto il suo itinerario spirituale, cerca di acquistare le “ virtù “ che devono operare in lui la “ trasformazione “ spirituale.

“ queste virtù cardinali costituiscono una maniera di essere la Verità, come la dottrina è una maniera di conoscerla” ( Éva de Vitray-meyerovitch)

Per avere queste virtù il discepolo passa per tutta una serie di tappe che variano per numero e qualità secondo i maestri e le tarîqa:

- un certo grado di comprensione, o una presa di coscienza dell’ Unità divina

- una realizzazione in atto consistente nella progressiva rinuncia davanti alla divinità. È chiamata la “ povertà spirituale “ (al-faqr) e contiene di fatto tutte le virtù
- un’ integrazione affettiva basata sul dono della grazia e dell’ amore, che trova sostegno nella invocazione di Allah ( dhikr ) e nella concentrazione della mente
- un adempimento che, sul piano della dottrina, è l’ unione con Allah e sul piano umano la scoperta del tesoro nascosto, celato nel più profondo della persona.

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